Johann Kaspar Mertz (1806-1856) |
An Malvina da Bardenklänge (1847-1855), Op.13 n. 1 |
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Manuel De Falla (1876-1946) |
Homenaje pour le tombeau de Claude Debussy (1920) |
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Francis Poulenc (1899-1963) |
Sarabande (1960) |
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Azio Corghi (1937-2022) |
Consonancias y Redobles (1973) |
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per una o più chitarre e nastro magnetico ad libitum |
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Giorgio Colombo Taccani (1961) |
Volto ritratto in silenzioso gelo (2021) |
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Stefano Scodanibbio (1956-2012) |
Verano de suerte (1981-82) |
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Sylvano Bussotti (1931-2021) |
Ultima Rara (1969) |
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per chitarra e voce narrante |
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Gabriele Boccio (1996) |
Ghirbí* (2024) |
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per chitarra classica, supporto digitale ed elettronica dal vivo |
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*prima esecuzione assoluta
Lorenzo Biguzzi chitarra
Lorenzo Biguzzi ci accompagna in un percorso nella letteratura musicale per chitarra, con una particolare attenzione a quella italiana degli ultimi sessant’anni, attraverso le pagine di compositori di diverso stile e formazione. Nei brani presentati si alternano diverse tecniche esecutive, suggestioni e rielaborazioni di molteplici repertori musicali, in un programma ricco e articolato, che mette in luce le particolari abilità dell’interprete.
A partire da An Malvina, del compositore e chitarrista Johann Kaspar Merz, si entra nel Novecento storico con Manuel De Falla. Nel suo Homenaje pour le tombeau de Claude Debussy, il ritmo di danza dell’habanera assume un carattere quasi solenne e si intreccia con alcune citazioni dal repertorio di Debussy, alla cui memoria è dedicato il brano. La Sarabande di Francis Poulenc richiede una grande attenzione alla qualità del suono e alle sue dinamiche, mettendo in evidenza l’importanza dell’esecuzione.
Come spiegato da Azio Corghi nell’introduzione alla partitura di Consonancias y Redobles, lo spunto utilizzato per la composizione sono le indicazioni anteposte dal compositore spagnolo Luis de Milán (XVI sec.) nelle sue fantasie per vihuela. La suggestione iniziale e il contesto di riferimento si intersecano con un linguaggio musicale che risente della sperimentazione musicale di secondo Novecento.
Come spiegato dal suo autore Giorgio Colombo Taccani, Volto ritratto in silenzioso gelo (2021) prende spunto dalla suggestione derivante dallo sguardo fisso rappresentato in un ritratto, una situazione solo apparentemente statica, all’origine di giochi di sguardi, scambi e suggestioni.
Nel catalogo di Stefano Scodanibbio, formato principalmente da composizioni per archi, con un ampio spazio dedicato al contrabbasso, sono presenti diversi lavori per chitarra. Composto tra il 1981 e 1982, Verano de suerte appartiene alla produzione giovanile, ma già presenta alcuni tratti stilistici peculiari. Elemento caratterizzante della composizione, evidente sin dalle prime note, è la particolare costruzione sonora ottenuta dall’utilizzo degli armonici anche in combinazione con le note reali eseguite nel registro grave. Ciò determina la definizione di evidenti contrasti tra registri, un approfondimento del timbro e una sorta di rifrazione del suono stesso, che risulta amplificato in tutte le sue innumerevoli sfaccettature.
In Ultima rara di Sylvano Bussotti la scrittura musicale appare pervasa da una particolare attenzione al tessuto polifonico e da una cura minuziosa del segno dinamico e agogico. Il brano è interessato da passaggi di intenso virtuosismo che permettono all’esecutore di esplorare tutte le potenzialità timbriche dello strumento. La composizione si caratterizza per il dialogo tra l’esecuzione chitarristica e le incursioni della voce narrante che ne determina la teatralità.
Come spiega Gabriele Boccio, «In Ghirbì le possibilità timbriche ed espressive della chitarra vengono esplorate secondo un approccio ludico, radicato tanto nella tradizione musicale colta quanto in quella popolare dello strumento. Il titolo, che richiama ipocoristicamente il termine "ghiribizzo" (capriccio, fantasia) e già sfruttato da compositori/chitarristi come Niccolò Paganini, suggerisce agli interpreti un atteggiamento giocoso e volto alla sperimentazione che possa riflettere il processo compositivo stesso. Il lavoro si articola in sei sezioni, nelle quali la chitarra esplora una gamma di azioni che non si limitano alla tecnica strumentale “idiomatica” della tradizione chitarristica, ma vengono arricchite e talvolta trasformate dall'uso di oggetti che ne alterano il timbro convenzionale. […] L’equilibrio formale del pezzo è determinato dalla stretta relazione tra esecutore, strumento e materiali sonori “elettronici”: in particolare, l’interazione tra chitarra ed elettronica dà vita a un dialogo costante, alternando brevi momenti più solistici e concertanti a lunghi passaggi più “cameristici”. L'opera è dedicata a Lorenzo Biguzzi».
con il patrocinio del Comune di Rieti, in collaborazione con Sabina Elettroacustica
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