Shigeko Hata soprano
PMCE Parco della Musica Contemporanea Ensemble
Manuel Zurria flauto, Gianluca Tassinari oboe, Paolo Ravaglia e Alice Cortegiani clarinetti, Enzo Filippetti sassofono, Marco Dionette fagotto, Marco Venturi corno, Istvan Barath tromba, Eugenio Renzetti trombone, Flavio Tanzi e Pietro Pompei percussioni, Lucio Perotti pianoforte, Lucia Bova arpa, Francesco Peverini violino, Luca Sanzò viola, Paolo Andriotti violoncello, Yvonne Scarpellini contrabbasso, Tommaso Cancellieri regia del suono
Tonino Battista direttore
Ondřej Adámek (1979) |
Ça tourne ça bloque (2007-08) per 10 strumenti e campionatore |
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Let me tell you a story** (2023) |
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per voce femminile amplificata ed ensemble |
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testo di Sjón |
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Sinuous Voices (2004, rev. 2009) per ensemble |
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** prima esecuzione italiana
Il concerto propone alcuni lavori rappresentativi del compositore ceco Ondřej Adámek, docente dell’edizione 2023 del workshop De Musica, ovvero la fabbrica della creatività. La ricerca musicale di Adámek si alimenta di suggestioni provenienti da culture lontane, integrandole nell’ambito di un apparato linguistico originale ed eclettico. In Ça tourne ça bloque il soundscape giapponese, fatto di suoni, di voci registrate e osservato in occasione di una residenza del compositore a Kyoto, viene assorbito in un diverso contesto musicale. La dimensione multiculturale è ancora più evidente in Let me tell you a story, ispirata alla narrativa e alla musica tradizionali coreane su testo dello scrittore islandese Sjón. I due brani citati evidenziano come una particolare attenzione sia riservata all’indagine timbrica, specialmente se relativa al dato vocale, alla sua particolarità o autenticità. Le voci vengono osservate nella loro musicalità intrinseca, registrate, imitate o riprodotte. In Sinuous Voices, ad esempio, gli strumenti musicali intendono riprodurre alcuni tipi di vocalità che hanno destato per diversi motivi la curiosità e l’interesse del compositore. La musica di Adámek è modellata dalla ricerca incessante di particolari tecniche esecutive e combina gli strumenti tradizionali con strumenti da lui stesso ideati, in una prospettiva acustica o elettroacustica. Il concerto si svolge al termine del De Musica 2023.
Let me tell you a story
È ispirato alla narrativa tradizionale coreana e dalla tradizione Pansori, narrativa musicale coreana generalmente basata sulla presenza di un soprano e di percussioni tradizionali. La composizione è basata su un precedente lavoro di Adámek, the Girl Mind, dall’opera Seven Sones. Il brano è stato presentato lo scorso aprile presso il Tongyeong International Music Festival, una delle più importanti manifestazioni musicali sudcoreane. Il testo è dell’acclamato scrittore islandese Sjón, pseudonimo di Sigurjón Birgir Sigurðsson, conosciuto per il suo stile lirico ed evocativo, che trasporta i lettori in mondi incantevoli e surreali. Le influenze musicali che convivono in questo lavoro sono molteplici e contribuiscono a creare una variegata tavolozza stilistica, arricchita dalla presenza di strumenti che si ispirano alla tradizione asiatica.
Ça tourne ça bloque
«Nel 2007 ho soggiornato per quattro mesi in una residenza a Villa Kujoyama, a Kyoto. Stavo osservando i diversi tipi di voci presenti nella cultura giapponese. A Kyoto possiamo ascoltare nello stesso luogo un tempio dove monaci buddisti cantano meravigliosamente sutra e una cacofonia di dolci jingle elettronici sovrapposti provenienti da un negozio molto vicino al tempio» (nota nell’autore). La testimonianza di Adámek è utile per comprendere l’idea di fondo che ha ispirato la composizione, incentrata sull’osservazione e sull’analisi dei suoni e delle voci incontrati in Giappone. Nel brano si sovrappongono suggestioni sonore di diversa natura, come ad esempio il jingle elettronico registrato in un negozio di giocattoli di Tokio e la melodiosa voce di una commessa di Osaka che è possibile riconoscere nel primo movimento. Nel secondo movimento Adámek ha registrato la voce di un suo amico giapponese al quale è stato chiesto di raccontare una storia personale il più velocemente possibile. Nel terzo movimento un’altra voce è interrotta dalla registrazione di una cerimonia speciale di un tempio di Kyoto, dove centinaia di persone colpiscono all’unisono blocchi di legno recitando ripetutamente “Buddha Amida”.
Sinuous Voices
«Sono sempre rimasto affascinato dalla musicalità della recitazione di gruppo che è possibile ascoltare in diversi contesti e che può collocarsi a metà tra la voce parlata e il canto. A dieci anni fui molto colpito dalle proteste di Praga del 1989 e in particolare dalle parole cantate dalla folla. Ho allora deciso di tradurre il parlato in giochi strumentali in cui gli strumenti “sussurrano”, “urlano”, “articolano”, e dove le loro “voci tremano”. Al mondo della voce intima, della preghiera, del rituale ho contrapposto un mondo estroverso, rappresentato da una folla che sfugge al controllo. Nella prima parte di Sinuous Voices - Agneau de Dieux, recitato da un gruppo di vecchie donne in una chiesa polverosa in un remoto villaggio della Repubblica Ceca, è riscritto per strumenti a corda con il loro pizzicato combinato con un vibrato esagerato. Nel contesto descritto, i venti creano il riverbero della chiesa, che dapprima è discreto e poi finisce per inghiottire le voci fragili. Il fenomeno del vibrato, che rimanda al tremore della voce, “contamina” l'intera scrittura dell'ensemble così come l'intero riverbero dello spazio. Per la parte successiva ho scelto la registrazione intima di una ninna nanna della Nuova Caledonia, declamata in modo ripetitivo e continuo con la voce rotta e tremante di un'anziana signora. Ho riscritto questa voce, mantenendo tutti i dettagli originali, per il flauto basso e gli altri fiati. Il suono del respiro di questa signora è qui amplificato, come se fosse collocato sotto una lente d'ingrandimento. Questa ninna nanna, così come la preghiera della parte precedente, sono intervallate da un flusso di ritmi ossessivi, forze travolgenti di una folla che perde il controllo nelle parti successive» (nota dell’autore).
In collaborazione con l'Accademia Tedesca Roma Villa Massimo e Fondazione Musica per Roma
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