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Concerto
10/11/2023
21:00
Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone

Francia - Italia 3 a 3

Descrizione


Ensemble Intercontemporain
Diego Tosi violino, Renaud Déjardin violoncello, Sophie Cherrier flauto, Martin Adámek clarinetto, Aurélien Gignoux percussioni, Dimitri Vassilakis pianoforte
Nicolò Umberto Foron direttore

 

Bastien David(1990) Riff (augmenté)* (2023) per violoncello e batteria preparata
   
Salvatore Sciarrino (1947)   Lo spazio inverso (1985) per ensemble
   
Franco Donatoni (1927-2000) Etwas ruhiger im Ausdruck (1967)
  per flauto, clarinetto, violino, violoncello e pianoforte
   
Allain Gaussin (1943)  L’Harmonie des Sphères (2006)
  per flauto, clarinetto, violino, violoncello, pianoforte e percussioni
   
Pierre Boulez (1925-2016)       Dérive 1 (1984) per sei strumenti
   
Vito Palumbo (1972)   Seeds of Light* (2023) per ensemble

* prima esecuzione assoluta

                

L’ensemble parigino, fondato e diretto per anni da Pierre Boulez, è una delle compagini più prestigiose e punto di riferimento della scena internazionale. Per inaugurare il sessantesimo festival di Nuova Consonanza propone un concerto acustico, percorrendo tre generazioni di compositori francesi e italiani. Un concerto per certi versi “classico”, interamente orientato alla complessa scrittura musicale contemporanea, che si presenta come un contrappunto tra Francia e Italia. I lavori di Franco Donatoni, Salvatore Sciarrino e la prima assoluta di Vito Palumbo si alterneranno, infatti, a quelli di Pierre Boulez, Allain Gaussin e a una nuova composizione di Bastien David. 

L’elemento caratterizzante di Riff (augmenté) di Bastien David, brano presentato in prima esecuzione assoluta, consiste nel significato oggi attribuito alle due parole utilizzate nel titolo. Queste suggeriscono l’intenzione di una stratificazione di elementi a partire da un materiale iniziare ripetitivo: «Riff: termine usato nella musica attuale per designare un breve motivo musicale suonato in modo ripetitivo. Versione estesa: una parte di batteria preparata e improvvisata si mescola con la partitura originariamente pensata per violoncello solo» (nota dell’autore).

In Lo spazio inverso (1985), Salvatore Sciarrino ci immerge in un deserto sonoro orientato, come da lui stesso spiegato, a «creare l’apparenza del moto con la stasi, una logica di fatti senza relazione. Può sembrare un paradosso irriducibile, e invece è l’incantesimo che a me è stato assegnato. Abolito il ritmo: la successione risulta da una gravitazione polifonica, come i segni nel cielo – allo stesso modo l’orizzonte somma profili molteplici di monti». La rarefazione sonora raggiunta comporta un diverso modo di concepire la forma. Questa non è più composizione unitaria e consequenziale ma deriva dall’accostamento di episodi: «Né continuità, né frammenti, né dialettica. Sono evitati gli sviluppi, e in realtà solo suggeriti affinità o legami, fra un momento e il successivo» (nota dell’autore).

Per la scrittura di Etwas ruhiger im Ausdruck, Franco Donatoni ha riutilizzato un frammento tratto dai Fünf Klavierstücke, op.23 di Schönberg, in particolare dall’ottava battuta, interessata dall’indicazione scelta come titolo (in italiano “un po’ più calmo nell’espressione”). La composizione segna l’inizio di una nuova fase creativa che, rinunciando al fascino dell’alea, si riappropria delle tecniche e dei codici compositivi, concentrando però l’attenzione sull’atto del comporre più che sull’opera vera e propria. Come avrebbe spiegato successivamente Donatoni, «si trattava qui di avere un materiale abbastanza neutro, storicamente determinato ma estraneo alla moderna pratica e perciò resistente, quasi antagonistico, alle abitudini dell'artigiano, un materiale che violasse le possibilità di controllo, di verifica fondate sul giudizio dell’esito».

L’Harmonie des Sphères di Allain Gaussin evoca l’idea pitagorica secondo la quale l’universo sarebbe governato da proporzioni numeriche armoniose, mentre la collocazione dei pianeti nello spazio avrebbe delle corrispondenze con i rapporti numerici degli intervalli musicali. L’armonia delle sfere, per Pitagora, è il suono continuo, impercettibile dall’orecchio umano, prodotto dai movimenti dei pianeti. Fin dalle prime risonanze gli ascoltatori sono proiettati in uno spazio pieno di mistero e turbolenza. L’alchimia dei diversi timbri è immediatamente percepibile: la materia sonora è in continua mutazione e gli strumenti compongono molteplici reti timbriche, mentre gli episodi sonori si dispiegano in un groviglio di linee che solcano lo spazio e generano vere e proprie illusioni acustiche. 

Dérive 1 è perfettamente rappresentativo del particolare approccio di Pierre Boulez alla composizione, quale proliferazione continua attraverso riscritture, riprogettazioni e inediti sviluppi di uno stesso materiale di partenza. Come indicato dal titolo, la composizione deriva da due frammenti delle composizioni Répons (1981) e Messagesquisse (1976/77) ed è costruita dal moltiplicarsi di sei accordi, variamente organizzati. 

Nel presentare Seeds of Light, Vito Palumbo spiega come il lavoro nasca «dall’idea astratta di una graduale proliferazione di “semi sonori”, ognuno dei quali autogenera un’aura propria, un’ombra. La relazione e la sovrapposizione nello spazio di queste auree costruisce progressivamente un caleidoscopio di differenti luci e colori che prende vita e si articola in un processo di addensamento graduale. Formalmente si susseguono differenti episodi dal carattere rapido e giocoso che proliferano attraverso una trama molto fitta di microgesti caratterizzati da una granulazione che ricama delle trame molto trasparenti. Un processo di frammentazione in cui ogni variazione, che caratterizza ciascun episodio senza soluzione di continuità, definisce una varietà di textures sempre più impalpabili e liquide. Nella parte finale, probabilmente il punto di arrivo di tutto il brano, si arriva ad un climax in cui tutto questo percorso si arresta in uno spazio senza tempo, si cristallizza su suoni fermi che gli strumenti si scambiano in dissolvenze incrociate, grazie a molteplici tecniche estese. In questa zona, questi suoni sospesi si alternano a momenti più contrastanti e violenti che portano il brano verso pulsazioni rapidissime spegnendo il brano nel registro più acuto» (Vito Palumbo).


In collaborazione con Fondazione Musica per Roma

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Informazioni

Roma
Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone -
Teatro Studio Gianni Borgna 
viale Pietro da Coubertin 30

ore 21

COME ARRIVARE
Metro A Flaminio + tram 2
Autobus 168, 910, 982, n3d, n3s

Biglietti
intero 15€
ridotto 10€  (over 65, studenti, abbonati Accademia Santa Cecilia, RomaEuropa)