in coproduzione con Orchestra Filarmonica Vittorio Calamani
Il concerto nasce dalla combinazione di due importanti ricorrenze, quelle dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri (1321) e i 100 anni dalla nascita di Leonardo Sciascia (1921). Il programma presenta tre brani di recentissima realizzazione, composti su testi di Dante Alighieri e di Leonardo Sciascia dalle tre giovani compositrici Daria Scia, Livia Malossi e Beste Özçelebi ed è completato dall’esecuzione della Simple Symphony, op. 4 di Benjamin Britten. Se in Beste Özçelebi lo spunto iniziale consiste in un dato della biografia di Dante strettamente legato agli incontri con Beatrice, Livia Malossi si pone in dialogo con le poesie delle Rime mediante soluzioni compositive in linea con il testo ma allo stesso tempo profondamente legate ai nostri tempi. Nella lettura di alcuni testi di Sciascia, Daria Scia individua caratteristiche sintattiche e precisi nuclei tematici, i quali risuonano nelle scelte compositive a più livelli della scrittura musicale. Fortunata pagina del catalogo di Britten, la Simple Symphony fu eseguita con successo per la prima volta a Norwich il 6 marzo 1934 sotto la direzione dello stesso autore. Questo lavoro raccoglie materiali musicali preesistenti, combinati e assemblati tra loro ed è organizzato in quattro movimenti. È lo stesso compositore a comunicarlo tramite specifica annotazione pubblicata in partitura: il riutilizzo di otto temi, due per movimento, composti tra gli otto e i dodici anni, offrono alla Simple Symphony una certa semplicità e freschezza, combinata con la padronanza del linguaggio musicale acquisita negli anni successivi.
27 Il titolo 27 deriva dalle modalità con cui si svolsero gli incontri tra Dante e Beatrice, collocati a nove anni di distanza l’uno dall’altro nell’arco delle loro giovani vite. Può risultare difficile per noi, persone del XXI secolo, capire un amore cortese, e potremmo per questo non comprendere fino in fondo cosa abbia fatto innamorare Dante di Beatrice con una simile ossessione. Probabilmente egli sapeva molto poco di lei e in effetti non aveva idea del suo vero carattere. Secondo quanto riferito da Dante, si incontrarono per la prima volta quando entrambi avevano nove anni e, ancora una volta, nove anni dopo in quello che fu l'ultimo incontro, dal momento che Beatrice morì otto anni dopo. Nonostante il terzo incontro in realtà non sia mai avvenuto, se Beatrice fosse vissuta un po' più a lungo, lei e Dante forse si sarebbero incontrati di nuovo quando Dante aveva 27 anni.
Beste Özçelebi
Un dì si venne a me Malinconia Il confronto con i versi danteschi dalle Rime LXXII, caratterizzati da un delicatissimo quanto straziante lirismo, si declina attraverso la necessità di ricercare soluzioni compositive, al tempo stesso nuove e antiche, che rispondano con assoluta immediatezza al tenore del componimento e che dipingano con efficacia (e con un altrettanto elegante connubio di intimità e gravità) la dimensione emotiva oggetto della narrazione. In tal modo, la scrittura strumentale diventa estensione dell’azione vocale della voce narrante – in una dialettica memore di un’antica sinergia con la parola. Tale urgenza di “coincidenza” tra testo e musica si distende sulla base di un’analisi di tipo psicologico del percorso interiore dell’autore, il quale esprime in prima persona il tortuoso tentativo di elaborazione di un lutto. L’oscillazione tra negazione, sconforto, disperazione e speranza fino all’inevitabile momento di drammatica presa di coscienza è il cardine della Qualità emotiva dell’immagine sonora, nonché la chiave di lettura dell’intera partitura, che si dipana quindi come una ricerca di chiarezza, di luce nella continua instabilità. L’esito di questo travaglio, tuttavia, non è fortunato: con sgomento, il Sommo Poeta termina il suo viaggio interiore di fronte a un’immensa voragine nera, apice dello sprofondamento.
Livia Malossi
Su spiri d’oro Su spiri d’oro trae ispirazione dalla struttura sintattica di In memoria da La Sicilia e il suo cuore e dalla rielaborazione concettuale di termini chiave del testo due da Dalle parti degli infedeli di Leonardo Sciascia. La lettura dei due testi, di spiccata melodicità, è pensata come coninuum del fluire musicale composto da figure vorticose e brusii che vociferano nelle diverse sezioni dell’orchestra. Le differenti reiterazioni e trasmutazioni, compongono una temporalità sospesa e di tipo circolare. I materiali si riavvolgono e mescolano quasi come per rintracciare l’impressione di una “coincidenza” che trova il suo apparire in un ordine interno e sotterraneo.
Daria Scia
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