Coro Goffredo Petrassi
Stefano Cucci direttore
Bruno Bettinelli(1913-2004) |
Quis dabit (2001) a quattro voci miste |
|
|
Alessandra Ravera (1977) |
Non avrà mai fine (2015) |
|
liberamente tratto dalla lettera di San Paolo ai Corinzi |
|
|
Egisto Macchi (1928-1992) |
Tre canzoni italiane (1989) |
|
Pippo non lo sa/Parlami d'amore Mariù/Maramao perchè sei morto |
|
|
Fausto Sebastiani (1962) |
Madrigale bianco (2003) per coro misto |
|
su testo di Sergio Corazzini |
|
|
Goffredo Petrassi (1904-2003) |
Nonsense n. 3 e 4 (1952) per coro a cappella |
|
su testi di Edward Lear da The Book of Nonsense |
|
|
Francis Poulenc (1899-1963) |
Petite voix (1936) per coro a tre voci |
|
testi di Madeleine Ley |
|
|
Ennio Morricone (1928-2020) |
Ave Maria Guaranì (1986) |
|
dalla colonna sonora del film The Mission (Roland Joffé) |
|
|
|
|
|
|
|
|
Il concerto offre una panoramica sulla produzione per coro abbracciando un arco temporale di quasi un secolo. In occasione della ricorrenza del sessantesimo festival di Nuova Consonanza, attraverso il programma è possibile ripercorrere alcune tappe significative della storia dell’associazione: a partire dalla musica del socio onorario Goffredo Petrassi, passando per la generazione dei fondatori e dei soci storici, come Egisto Macchi ed Ennio Morricone, sino ad arrivare ai lavori di Fausto Sebastiani e Alessandra Ravera, coinvolti a più riprese e in modo attivo nelle sue più recenti attività.
Non avrà mai fine di Alessandra Ravera trae ispirazione dalla prima lettera di San Paolo ai Corinzi (cap. 13), che l’autrice definisce «forse il più celebre e sublime Inno all'amore che sia mai stato scritto». Essa spiega come il pezzo segua la struttura tripartita dell’inno originario «usando il testo liberamente, con accostamenti di parole e ripetizioni che ne rinforzano il senso: il canto di un amore autentico che parla al cuore di tutti gli uomini andando oltre il credo di ognuno di noi». Il significato delle parole si intreccia con l’elaborazione timbrica delle voci, mentre il movimento ritmico e le sovrapposizioni vocali convergono in momenti di intensità crescente in corrispondenza della parola “amore”.
Nelle Tre canzoni italiane Egisto Macchi rivisita tre celebri canzoni italiane dei primi anni Trenta (Pippo non lo sa, Parlami d’amore Mariù, Maramao perché sei morto) in un arrangiamento per coro di voci bianche e/o femminili. Nel corso degli anni, il compositore tornò diverse volte su questo repertorio, realizzandone delle versioni per coro e orchestra (1990) e per voce e pianoforte (1986 e 1991).
La composizione di Madrigale bianco nasce dal longevo interesse di Fausto Sebastiani per l’opera poetica di Sergio Corazzini (1886-1907), che già nel 2003 lo aveva spinto a musicare una sua poesia, Dialogo di marionette, realizzando un lavoro per pianoforte e voce recitante dedicato a Sonia Bergamasco. Lo stesso Sebastiani ricorda che «il lavoro Madrigale bianco rappresenta il secondo incontro musicale con Corazzini, questa volta sollecitato dalla lettura di una sua lettera di cui riporto alcune righe “…Tutta la dolce, rassegnata tristezza della mia vita è in un pensiero di morte. E questa voglia di morire è, talvolta, dolce come il bacio dell’amata, come il primo bacio. È una dolcezza nova che tu, forse, hai provato, che, senza dubbio, proverai, mio povero Antonello, se continuerai a volermi bene”».
Petrassi mette in musica, nel 1952, cinque Lieder di Lear destinandoli ad un coro misto a quattro voci. Giocando sulle suggestioni sonore delle parole e sull’affiancamento strategico di un termine all’altro, il compositore dà prova di una ineguagliata maestria nel creare strutture apparentemente semplici e giocose ma in realtà complesse e raffinate. Gli effetti più rari ed efficaci messi in atto nella partitura costringono i coristi a una performance impegnativa dove non mancano glissandi, fischi, parlati, sbadigli, come nell’onomatopeico n. 3. I Nonsense restano pertanto un piccolo capolavoro della letteratura corale del ’900.
Morricone scrive l’Ave Maria Guaranì per la colonna sonora del film di Roland Joffe The Mission nel 1986. Reputato da lui stesso un brano minore, non finito, ma sospeso su una risoluzione al relativo maggiore per esigenze di montaggio, resta un piccolo capolavoro ormai entrato nel repertorio di moltissime formazioni corali. La sua struttura è straordinariamente semplice, prevalentemente omoritmica, ma la sua forza sta tutta nella articolazione delle frasi e nella loro sospensione su lunghi accordi tensivi. Il carattere assolutamente antiretorico della scrittura necessita di una esecuzione energica, vitale, con una vocalità non impostata e con una attenzione costante al testo.
Bruno Bettinelli, in Quis dabit, si ispira al testo musicato da Ludovico Grossi da Viadana. La forma nobile del Mottetto consente al compositore di esplorare il testo e costruire una polifonia morbida ma comunque vicina ai nuovi linguaggi e alle sperimentazioni armoniche. Frequenti mutazioni tonali ed un sapiente uso del cromatismo segnano lo svolgimento della trama corale sino al dissolversi del “dolcemente” con cui questo piccolo gioiello si chiude.
Poulenc, compositore influenzato dal neoclassicismo, ha saputo costruire un linguaggio personale, divertente e sagace. Nel 1936, dopo la morte improvvisa di un amico e l’esperienza religiosa a Rocamadour, cominciò a scrivere musica corale. Petites voix comprende cinque brevi brani per voci femminili divise a tre parti su deliziose poesie di Madeleine Ley. Ogni canzone descrive una piccola storia di vita quotidiana raccontata attraverso gli occhi di un bambino. Con una tecnica di scrittura eccellente e raffinata, Poulenc esprime perfettamente l’innocenza infantile senza rinunciare ad una ricerca armonica e timbrica che conferisce a questo lavoro un fascino particolare.
Stefano Cucci
in collaborazione con Fondazione Teatri di Roma
Condividi