Valentina Coladonato soprano
Antonio Pellegrino violino, Paolo Andreotti violoncello, Giuseppe Gentile clarinetto, Marco Dionette fagotto, Francesco Del Monte tromba, Marco Marzocchi pianoforte
Pasquale Corrado direttore
Alfredo Casella (1883-1947) |
Serenata (1927) per 5 strumenti |
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I. Marcia – Allegro vivace e ritmico II. Notturno – Lento e grave III. Gavotta – Vivacissimo e spiritoso IV. Cavatina – Adagio molto e sentimentale ma senza parodia V. Finale: Tarantella – Vivacissimo alla napoletana |
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Daniele Carnini (1974) |
Una predica* (2023) |
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omelia in quattro fasi per soprano e sei strumenti |
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Barbara Rettagliati (1964) |
Hieronymus* (2023) |
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per clarinetto, fagotto, tromba, violino, violoncello e pianoforte |
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Paolo Rosato (1959) |
Canti dell’ultima età*, op. 220 (2023) |
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per soprano, clarinetto, tromba, violino, violoncello e pianoforte |
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su testi di Giuseppe Rosato |
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Elisabetta Capurso |
Lo specchio di Narciso (2002) per clarinetto basso |
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Gilberto Bosco (1946) |
Sonno* (2022) per voce e pianoforte |
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su testo di Michelangelo |
*prima esecuzione assoluta
Fondata da Alfredo Casella nel 1923, in cento anni di attività la Società Italiana di Musica Contemporanea ha attraversato diverse stagioni culturali e politiche, conservando lo scopo originario di promuovere e divulgare le nuove esperienze compositive italiane. La ricorrenza del centenario si intreccia con quella del sessantesimo Festival di Nuova Consonanza, con la quale condivide l’attenzione per la creatività del nostro tempo. Il programma comprende lavori di recente composizione, tre dei quali presentati in prima assoluta, oltre all’esecuzione della Serenata per cinque strumenti di Alfredo Casella. Articolata in cinque movimenti, la Serenata fu realizzata per un concorso indetto dalla Musical Fund Society di Filadefia. Vincitrice ex-aequo con un lavoro di Bela Bartók, la composizione fu giudicata dalla giuria «un autentico modello di stile puramente italiano, sia per la forma, sia per lo spirito, sia infine per la caratteristica continua melodiosità del discorso musicale». Annoverata tra i principali lavori di Casella, questa è perfettamente rappresentativa del suo stile compositivo maturo e della stagione musicale italiana di quegli anni.
Una predica – prima esecuzione assoluta
Una predica. Omelia in quattro fasi per soprano e sei strumenti affonda le sue radici in un racconto entrato nel lavoro preparatorio di un’opera sulla Prima guerra mondiale (nel trittico La guerra giusta, Nuova Consonanza, 2015): la storia di un cappellano militare che convince i soldati che la guerra contro l’Austria è voluta da Dio. Un prigioniero austriaco ride perché oltre la frontiera i cappellani dicono esattamente la stessa cosa, ma a parti invertite.
Non mancano, anche adesso, i guerrafondai; ma la guerra quotidiana di oggi in Europa è contro i poveri e gli ultimi, che ci fanno paura: paura di perdere quel che abbiamo e di vedere in loro la nostra immagine di quando non avevamo. Di qui, metaforicamente, l’idea di un predicatore, una predicatrice in questo caso, che perverte (in senso etimologico) una piccola comunità usando paradossalmente parole di amore pace e fratellanza. In questione c’è il potere della parola, della musica, e, più in genere, la responsabilità delle nostre coscienze, affinché siamo sempre vigili.
Daniele Carnini
Hieronymus – prima esecuzione assoluta
Il brano è ispirato all’olio su tavola Il Giardino delle delizie del grande pittore fiammingo Hieronymus Bosch. L'opera è divisa in 3 pannelli, le scene raffigurate vanno lette secondo diverse interpretazioni da sinistra verso destra: Il Paradiso terrestre o Giardino dell’Eden, il Giardino delle delizie e L’inferno musicale. Anche l’idea compositiva del brano segue lo stesso ordine. Il gesto principale che caratterizza e fonde le prime due sezioni, si modifica a poco a poco e si moltiplica fino a formare un'intricata trama contrappuntistica. Si crea così una sorta di illustrazione sonora parallela al brulicare degli elementi enigmatici rappresentati e accumulati nel dipinto. Nella terza sezione oltre agli incisi già presenti ed elaborati, appare un motivo di 4 note ricavato dal nome del pittore. La strumentazione sfrutta i registri più estremi e forza alcune dinamiche fino al rumore evocando così il caos infernale che si immagina possa essere generato dai fantasiosi strumenti musicali dipinti.
Barbara Rettagliati
Canti dell’ultima età – prima esecuzione assoluta
Con questi brani Paolo Rosato prosegue nell’originale progetto di mescolanza tra musica contemporanea e dialetto lancianese condotto in collaborazione col padre Giuseppe (Lanciano 1932). Iniziato nel 1992 con Tre canti in dialetto abruzzese, per soprano solo, e proseguito con Addurmèteve sunne, per soprano e quartetto di sassofoni del 2002; La nève, per soprano e ensemble del 2019; E dapò? Tre commiati in dialetto abruzzese per soprano e pianoforte del 2020; Ricercare quarto, per due voci recitanti, CD, soprano jazz, trio jazz, legni ed archi, del 2023.
I cinque testi affrontano il tema del disfacimento fisico, l’impossibilità di sconfiggere il tempo, il ridursi del soggetto a moncone d’albero che non dà più nemmeno una piccola foglia. Le giornate non portano nulla di nuovo e la speranza è nella notte in cui riaddormentarsi. In questo contesto appare la neve, ricordo dell’infanzia felice, ma che presto viene spazzata via. L’ultimo desiderio è di morire con l’ultima neve di dicembre, la neve che tutto monda, così da presentarsi in un altro mondo (se esiste) tutto pulito, prima che la sporcizia di questo mondo possa tornarci addosso.
I testi sono inglobati in un unico percorso musicale che fonde stili differenti. Tecniche estese si alternano e integrano con modalità più tradizionali, dando senso diverso a un materiale sonoro di base molto semplice e tendenzialmente consonante. La voce resta ancorata a una declamazione chiara del testo poetico, assumendo toni che dal contemporaneo si spostano verso intonazioni di tipo popolare.
Paolo Rosato
Lo specchio di Narciso (2002) – commissione del Conservatorio S. Cecilia di Roma – è pensato come lo ‘specchio’ di Microstructures per clarinetto e n. m. dal quale mutua la ricerca strumentale e timbrica sia pure all’interno di diverso linguaggio perché organizzato su di un più esiguo numero di intervalli, nonché su di una idea strutturale morbida che fa leva sulla capacità comunicativa. La ricerca è, pertanto, nella direzione di una sovrapposizione di sonorità timbriche dai molteplici caleidoscopici esiti finali.
L. Tozzi
Sonno – prima esecuzione assoluta
La prima esecuzione assoluta di Gilberto Bosco è basata su una celebre poesia di Michelangelo Buonarroti: «Caro m’è ’l sonno, e più l’esser di sasso, / mentre che ’l danno e la vergogna dura; / non veder, non sentir m’è gran ventura; / però non mi destar, deh, parla basso». In Sonno le parole di Michelangelo divengono metafora e allo stesso tempo speranza per il presente: «La quartina di Michelangelo mi ha accompagnato per anni. Il sonno che il poeta non vuole sia interrotto, in un tempo di danno e di sventura, mi si è imposto come una esigenza che parla forse di noi e del nostro tempo. Speriamo di destarci presto, in un momento più felice...» (Gilberto Bosco).
in collaborazione con Azienda Speciale Palaexpo - Il Mattatoio di Roma e con la SIMC, Società Italiana Musica Contemporanea
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