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Incontro
08/12/2023
19:00
Mattatoio La Pelanda

Incontro con gli autori

Descrizione

MEMORIA D’UTOPIE, di Alessandro Sbordoni
(Da Terre dell’Utopia, di Alberto Gianquinto)

Elaborazioni musicali di Alessandro Sbordoni e Alessandro Cipriani
Video di Giulio Latini

Voci di Roberto Herlitzka e Virginia Guidi.

 

Il densissimo testo di Alberto Gianquinto, già realizzato da me e dal regista Giulio Latini in uno spettacolo del 1997 (Terre dell’utopia), viene oggi ripreso in una sorta di ‘installazione’ audiovisiva, che coinvolge lo spettatore-ascoltatore a 360 gradi, grazie a mezzi tecnologici allora impensabili. Essa si pone come un’esperienza avvolgente ed immersiva, avvalendosi di tre grandi schermi, posti non solo frontalmente ma anche ai lati del pubblico, e di un ascolto potenziato dalla sofisticata tecnologia del 7.1.

Il ricco apparato tecnologico diventa così portatore di una esperienza di visione estremamente ricca. In essa il testo di Alberto Gianquinto si fonde col video e col suono, i quali esaltano tutta la vastità dei suoi differenti e variegati ambienti: quello storico, quello multietnico, quello simbolico del deserto e dei suoi popoli. A questi aspetti latamente ‘culturali’ si aggiunge tuttavia una profonda dimensione sacrale e quasi profetica, dunque non soltanto religiosa, che costituisce l’aspetto più arduo di questo lavoro: il Dio che si fa uomo ed entra nella storia, accettandone perciò anche il male e perdonando in anticipo, proprio dalla croce, coloro che nella loro ignoranza si illudevano ridicolmente di poterlo uccidere. Un poderoso insegnamento, un esempio grande e primordiale, che va ben al di là di qualunque aspetto mistico o religioso, per entrare appunto in una dimensione archetipale della storia e del futuro dell’umanità.

Il lavoro di oggi è dunque tutt’altra cosa rispetto a quello del 1997. L’apparato sonoro e visuale è estremamente più complesso e centrale rispetto ad allora, presentandosi come un’opera fortemente intermediale e immersiva. Vengono tuttavia ‘trasportate’ qui alcune memorie del lavoro degli anni Novanta, con la precisa intenzione di collocarsi su quella stessa scia, ad esempio riproponendo alcuni luoghi della splendida recitazione di Roberto Herlitzka. Grazie alla collaborazione con Alessandro Cipriani sono stati completamente rielaborati alcuni materiali sonori, a volte (ma non solo) partendo dai suoni registrati che echeggiarono nella sala dell’Acquario Romano la sera di venerdì 5 dicembre 1997. Inoltre Giulio Latini ha creato un video completamente nuovo, di altissima densità artistica e simbolica.

Se l’utopia è un desiderio, una speranza, una proiezione in avanti vissuta nell’immaginario, allora anche l’utopia può dar luogo ad una sorta di abitudine, ad uno stato immaginativo in cui rifugiarsi. Forse si tenta così di sfuggire almeno per qualche istante «alle sazie abitudini che abitano le colline del quotidiano», come dice Gianquinto. L’utopia può diventare una condizione ricorrente, del tutto interiore ma non per questo meno ‘viva’: «si spalancano terre d’utopia». L’attualità della visione di Gianquinto è sconvolgente: il drammatico passaggio epocale che stiamo vivendo potrebbe addirittura segnare la fine dell’umanità. Ecco dunque perché l’esperienza dell’utopia diventa necessaria. Se è vero che «Dove regna Necessità, Dio muore», allora solo un pensiero vivamente vissuto nell’immaginazione può risalire «alle origini del nostro ricordo», arrivando a «toccare la terra dei miti» e approdando forse «in luoghi che stanno al di là del nostro teatrino del tempo».

Alessandro Sbordoni

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